Parker, Quanah (ca. 1845/49-1911) e Native American Church (Chiesa americana dei nativi)

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Quanah Parker in vesti occidentali

Premessa: le sostanze enteogeniche

La Native American Church si contraddistingue l’uso rituale del Peyote, traduzione spagnola di peyotl, il nome con cui gli indiani Nahuatl chiamano un particolare cactus (senza spine) del genere Lophophora (solitamente della specie williamsii), le cui cime contengono mescalina, un alcaloide con effetti allucinogeni. Secondo altre fonti il nome deriverebbe dalla parola azteca peyotl o peyutl, che descrive il pericardio, dando origine alla dottrina, di vago sapore panteistico, che il peyote contenga il cuore di Dio.
Da questo ne deriva che la mescalina possa assumere, durante le cerimonie della Chiesa, un valore enteogenico, vale a dire che sviluppa la comunicazione interiore con Dio. Altri esempi di sostanze enteogeniche sono la ganja (Cannabis indica, più nota come marijuana) per i rastafariani o l’ayahuasca [una bevanda con forti effetti allucinogeni (simili al LSD), ottenuta dalla corteccia di una liana del genere Banisteriopsis (caapi o inebrians), mischiata spesso con foglie di piante tropicali con il medesimo effetto, come la Psychotria(viridis o carthaginensis) o la Diplopterys cabrerana] per le Chiese del Santo Daime.

Il peyotismo prima della fondazione della Native American Church

La Native American Church non fu comunque il primo gruppo di nativi nord-americani ad adottare l’uso rituale del peyote, chiamato peyotismo. Adoperato da migliaia d’anni (secondo alcuni studiosi, a partire addirittura da 10.000 anni fa!) dalle tribù primitive del Messico e del sud-ovest degli Stati Uniti, come gli Huichol, fu in seguito impiegato in Messico dagli Aztechi e dagli indios locali (che per questo, nel XVII secolo, furono torturati e messi a morte dall’Inquisizione Spagnola), infine, più recentemente, dalle tribù Apaches e Comanches.
La pratica conobbe un revival verso il 1880 nell’Oklahoma occidentale, con l’uso da parte delle tribù Comanche e Kiowa, costrette nelle riserve indiane, diventando così una delle due forme di disperata protesta contro l’oppressione dei bianchi nei confronti dei nativi d’America. L’altra forma fu il movimento religioso, noto come Ghost Dance (Danza dello Spirito), che divenne molto popolare fino al 1890, ma che rapidamente scomparve dopo il massacro degli Sioux a Wounded Knee dello stesso anno. L’uso del peyote invece si espanse regolarmente presso gli indiani di decine di tribù nell’attuale territorio degli Stati Uniti, ed arrivando fino alle più lontane popolazioni autoctone canadesi.
Nello stesso periodo il peyote fu impiegato in chiave sincretistica da Jonathan Koshiway (1886-1971), fondatore della First-born Church of Jesus Christ (Chiesa Primogenita di Gesù Cristo) nel 1914, confessione religiosa che venne escluso per lungo tempo dalla Native American Church, in quanto considerata “troppo cristiana”.

La vita di Quanah Parker

Il fondatore (o perlomeno l’ispiratore) della Native American Church, Quanah Parker nacque tra il 1845 ed il 1849 nella zona delle montagne Wichita (in Oklahoma), primogenito del guerriero comanche (della tribù Nocona) Puhtocnocony (o Peta Nocona, come lo chiamavano i bianchi) e della moglie Cynthia Ann Parker, una donna bianca texana rapita nel 1836 dagli indiani Comanches ed adottata dalla tribù del futuro marito. Cynthia ebbe altri due figli da Puhtocnocony, un maschio di nome Pecos ed una femmina di nome Topsana, ma andò incontro ad un destino crudele. Ricatturata, infatti, nel 1860 dai bianchi, non riuscì mai più a riadattarsi alla vita “europea” (non le fu permesso di ritornare da suo marito e dalla sua tribù) e, dopo la morte di Topsana per malattia, si lasciò morire di fame.
Quanah venne a sapere di questa tragica fine della madre dal padre Puhtocnocony, che, poco dopo la morte della consorte, morì a sua volta per una ferita ricevuta in battaglia. Quanah decise quindi di diventare un fiero guerriero Comanche, dapprima nella tribù dei Destanyuka di Wild Horse (Cavallo Selvaggio), poi nella propria banda dei Quahadi, che crebbe diventando la più grossa e pericolosa tribù Comanche degli anni ’60-’70 del XIX secolo, partecipando anche alla battaglia vittoriosa di Adobe Walls del 1874 con le truppe federali americane, finché non si arrese nel 1875 e fu trasferito in una riserva nell’Oklahoma meridionale, di cui fu nominato capo. In seguito, Quanah, facendo buoni investimenti ed adattandosi alla vita dei bianchi, divenne il più facoltoso nativo americano dell’epoca e fu rispettato da molti “visi pallidi” [perfino il presidente degli USA Theodore Roosevelt (1901-1909) andava spesso a caccia con lui], anche se mantenne alcune abitudini degli indiani, che i bianchi consideravano perlomeno come disdicevoli, come la poligamia: ebbe, infatti, cinque mogli e venticinque figli. 
Quanah Parker morì il 23 febbraio 1911 in Oklahoma.

La “scoperta” del peyote da parte di Parker, la dottrina e le cerimonie del peyotismo

In seguito a ferite da armi da fuoco, subite durante la sopraccitata battaglia di Adobe Walls, Quanah Parker, in pericolo di vita per le infezioni, che si stavano rapidamente formando, fu curato da uno stregone Ute con l’uso, tra l’altro, di peyote. Questo gli procurò un’esperienza mistica, in cui egli affermò di sentire la voce di Gesù Cristo, che gli ordinava di pentirsi dei suoi misfatti e omicidi e di impegnarsi a diffondere l’uso del peyote tra gli indiani d’America come se fosse, per loro, il sacramento della Comunione (la cerimonia prevede che il peyote venga somministrato come solido o sotto forma di the). Il suo effetto enteogenico fu efficacemente riassunto nella frase di Parker: “L’uomo bianco va nella sua chiesa e parla di Gesù, l’indiano va nella sua tenda e parla con Gesù”.

L’altro pioniere del peyotismo presso gli indiani d’America fu John Wilson, un meticcio Caddo Delaware e francese (di religione cattolica), amico di Parker ed ideatore della cerimonia della Croce di Fuoco, con molti elementi cristiani (le invocazioni a Gesù, l’uso della Bibbia e della Croce cristiana, i sermoni, e i battesimi).
Parker invece fu il creatore della cerimonia della Mezza Luna (dalla forma dell’altare utilizzato), che fa maggiore uso di elementi tradizionali nativi americani (evocazioni degli spiriti e della Madre Terra), sebbene mantenga una certa morale cristiana.

Solitamente, la dottrina si basa sulla credenza in un unico Dio (il Grande Spirito), mentre per alcune tribù lo stesso peyote assume una valenza divina, simile a quella di Gesù Cristo, inteso come tramite tra Dio e l’uomo. A sua volta, Gesù, per altre tribù, è l’eroe ritornato per salvare gli Indiani, dopo essere stato respinto ed ucciso dai bianchi. Tornando al peyote, i seguaci di Paker credevano che esso permettesse all’individuo di entrare in comunione con Dio e con gli spiriti dei morti, e di ricevere da loro poteri e consigli spirituali.

La relativa cerimonia, celebrata una volta al mese e condotta dagli uomini della tribù, inizia a metà serata di sabato: i partecipanti, seduti in circolo, si passano il peyote (solido o in forma di the) in senso orario, meditano e cantano canzoni propiziatorie in lingue indiane per ore, accompagnati da strumenti musicali tradizionali, e provvedono, se necessario, a speciali cerimonie di guarigione. Il tutto finisce all’alba della domenica con assunzione di acqua semplice, consumando infine una particolare colazione, anch’essa di valore cerimoniale.

Fondazione della Native American Church (Chiesa americana dei nativi)

Sette anni dopo la morte di Parker, la chiesa, da lui fondata per diffondere l’uso rituale del peyote e denominata Native American Church (Chiesa americana dei nativi), fu legalizzata nell’Oklahoma nel 1918, anche per reagire ad un tentativo del Congresso Statunitense di mettere fuori legge il peyotismo, sotto la pressione di gruppi missionari cristiani.

D’altra parte, uno dei più tenaci difensori della causa del peyotismo, l’indiano Winnebago Albert Hensley (n. 1875) (con un’ottima educazione conseguita alla Scuola Indiana di Carlisle, in Pennsylvania), giustificò la sostanza, paragonando l’assunzione del peyote a quella del pane della Comunione: secondo Hensley, ambedue diventano, durante le rispettive cerimonie, il corpo di Cristo.

Tuttavia la strada per la legalizzazione del peyote era tutta in salita: condannato dagli agenti indiani nel 1888 e in seguito da 15 stati americani (ma spesso, per motivi pratici, queste leggi anti-peyote nei vari stati USA non potevano essere applicate all’interno delle riserve indiane), l’uso del fungo allucinogeno fu ripetutamente attaccato dalle strutture governative (nel 1940 perfino il Concilio delle tribù Navajo dichiarò fuori legge la Native American Church, evidentemente con scarso successo se le statistiche dei successivi anni ’50 riportavano che circa un quinto dei Navajo praticavano il peyotismo: il divieto rientrò nel 1967), fino agli anni ’60, quando le rivendicazioni per una legalizzazione dell’uso rituale del peyote furono supportate da autorevoli antropologi presso le Corti Supreme dei vari Stati USA.

La Native American Church oggi

Oggigiorno, la chiesa conta 250.000 membri in USA, Canada e Messico, appartenenti a circa 70 gruppi di nativi americani e territorialmente divisi in 80 capitoli. Poiché non sembra esserci un unico sito ufficiale, ulteriori informazioni si possono evincere dai siti: www.nativeamericanchurch.com e www.utah-nac.org.